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Dalla Valle e Postiglione. "Azzurri e Mondiali"

Federazione
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I vicepresidenti federali, Manuela Dalla Valle e Francesco Postigione, campioni nazionali e internazionali di nuoto e pallanuoto, tra i più medagliati della storia azzurra, intervengono sui recenti campionati del mondo di Barcellona 2013.  


MANUELA DALLA VALLE è Vice Presidente federale dall'ottobre 2012. É stata eletta nel Consiglio Federale quale rappresentante degli Atleti. In questi giorni è a Dubai in qualità di capodelegazione della Nazionale giovanile impegnata nei campionati del mondo juniores di nuoto. Cinqunat'anni, nata a Como, campionessa azzurra, primatista italiana e leader internazionale di nuoto.
Come nuotatrice ha conquistato 63 titoli italiani e migliorato 18 record nazionali. Ha partecipato a 4 edizioni dei Giochi Olimpici, conquistando quattro finali individuali: Los Angeles 1984 (sesta nei 200 misti), Seul 1988 (ottava nei 200 rana), Barcellona 1992 (settima nei 100 e 200 rana) ed Atlanta 1996. Ha partecipato inoltre a 8 edizioni dei Campionati europei conquistando due argenti e un bronzo come ranista, a 6 edizioni dei Mondiali, sfiorando il podio a Perth nel 1991, con il quarto posto nei 100 rana. È stata protagonista in 3 Universiadi ed ha conquistato 14 medaglie nelle varie edizioni dei Giochi del Mediterraneo.


Pubblichiamo la "Lettera aperta" di Manuela Dalla Valle


Personalmente non ho mai conquistato una medaglia d'oro o di altro tipo alle Olimpiadi e ai Campionati Mondiali. Considero tuttavia la mia carriera di nuotatrice tutt'altro che un fallimento. Per questo, come ex atleta e come dirigente con tanti anni di militanza nel mondo agonistico e in particolare nel nuoto, faccio ancora fatica a comprendere le categorie di giudizio utilizzate da una parte della stampa nel valutare i risultati ottenuti in una manifestazione di straordinario livello tecnico quale è un Campionato del Mondo.
La Federazione Italiana Nuoto è tornata dai Mondiali di Barcellona con cinque medaglie , una d'oro, tre di argento e una di bronzo, ma per accreditare a tutti i costi la tesi di un risultato insoddisfacente, se ne dimenticano tre e si concentrano le attenzioni solo sulle due del nuoto in piscina.
Uno sgarbo nei confronti delle azzurre Tania CAGNOTTO e Francesca DALLAPÉ e dei loro splendidi argenti nella disciplina dei Tuffi, con la prima che ha fatto tremare l'impero cinese sfiorando l'oro dal trampolino di un metro per un decimo di punto su 307. Medaglie a cui si sono aggiunti il quarto posto della stessa CAGNOTTO dai tre metri e le finali di Maria MARCONI, prossima alla medaglia nella medesima specialità, del giovanissimo Andrea CHIARABINI dai 10 metri e della coppia Francesco DELL'UOMO e Maicol VERZOTTO nei tuffi sincronizzati dalla piattaforma. Uno sgarbo nei confronti del bronzo olimpico di Londra Martina GRIMALDI, che ha reagito al non felicissimo esito della 10 km con la straordinaria medaglia d'oro nella 25 km: la gara di endurance di maggior durata delle due discipline individuali più diffuse al mondo il Nuoto e l'Atletica Leggera. Silenzio anche per il quarto posto mondiale in questa stessa gara di Alice FRANCO, a ribadire la consistenza di una scuola che a partire dal nuoto in vasca sa identificare e plasmare fenomenali performance nel Nuoto in Acque Libere. Silenzio per i progressi del Nuoto Sincronizzato e non è mancato anche qualche riferimento critico al favoloso "Settebello" di Sandro Campagna, ancora una volta a strettissimo contatto con la zona podio, dopo gli straordinari successi mondiali e olimpici del 2011 e 2012
Per di più la due medaglie del Nuoto in piscina vengono presentate non solo come un bottino non esaltante, prospettiva ancora condivisibile, ma come un flop, un "fallimento" e questo non è serio. Non è serio e non è realistico e non credo di essere la sola a pensarla così, visto che la voce di Novella CALLIGARIS  si è alzata con autorevolezza a definire quale sia il grado di difficoltà legato alla conquista di una medaglia mondiale in discipline come il Nuoto o l'Atletica. Non è realistico perché costruito sul presupposto che le medaglie vinte in una precedente edizione siano uno standard acquisito, quando invece in ogni edizione si rimette tutto in gioco. Non è realistico perché non riconosce che il risultato di squadra ottenuto a Barcellona è in netto progresso rispetto ai Giochi di Londra, anche solo limitandoci al crudo responso del medagliere, come in progresso sono alcuni altri indici che sono di solito ritenuti validi nell'esaminare il rendimento di una squadra. Intendo parlare del numero dei nuotatori finalisti (8), del numero di presenze in finale (12), del numero di primati nazionali (4) e personali migliorati (10).
Non si evidenzia che a Londra le possibilità di conquistare medaglie a livello olimpico o mondiale sembravano legate a Federica PELLEGRINI e a Fabio SCOZZOLI, mentre da Barcellona si riparte con almeno cinque nuotatori azzurri, Federica PELLEGRINI, Fabio SCOZZOLI, Ilaria BIANCHI, Gregorio PALTRINIERI e Matteo RIVOLTA, che hanno dimostrato a vario titolo di avere il potenziale per lottare per questi traguardi. Non viene tenuto in alcun conto che sono state schierate sei staffette, quattro delle quali hanno raggiunto la finale mondiale sul campo, anche se una è stata poi esclusa dalla finale per una sfortunata squalifica, mentre le rimanenti due hanno sfiorato l'ingresso in finale, mancandolo per pochi centesimi di secondo. Il settore femminile ha espresso tre finaliste individuali e di fatto centrato la finale mondiale in due staffette. Numeri mai superati nelle edizioni dei Mondiali e dei Giochi Olimpici del presente millennio.
Non viene messo in evidenza che otto diversi nuotatori, i cinque già citati più Martina DE MEMME, Mattia PESCE e Luca DOTTO, hanno raggiunto la finale individuale mondiale, la prima della vita per PESCE, RIVOLTA e DE MEMME. Oltre a questi otto atleti, un numero attinto da ben poche nazioni, altre quattro nuotatrici (Martina CARAMIGNOLI, Stefania PIROZZI, Silvia DI PIETRO e Alice MIZZAU) hanno ottenuto piazzamenti tra il decimo ed il tredicesimo posto e quattro nuotatori (Federico TURRINI; Gabriele DETTI; Luca MARIN e Piero CODIA) tra il decimo ed il sedicesimo. Definire questi piazzamenti come insufficienti nel contesto di una manifestazione dura come un campionato del mondo è sintomo di autentica mancanza di cultura sportiva. Esiste infatti un criterio di qualità e quindi non solo di sufficienza, fissato da anni dalla Federazione Internazionale, che attribuisce un punteggio agli atleti classificati entro i primi sedici posti e alle staffette classificate nei primi otto del Campionato Mondiale. Questo criterio dovrebbe essere quello dirimente per definire, con trasposizione scolastica, la sufficienza; magari distinguendo in relazione al conseguimento o meno del proprio primato personale tra scarsa e piena per quelli tra il 13-16 posto e abbondante per quelli tra il 9 °-12°: piazzamenti questi ultimi che in termini scolastici valgono certamente un discreto. Allo stesso modo è impossibile non considerare quantomeno buono il piazzamento in una finale mondiale, applicando anche qui un giudizio progressivo per i piazzamenti dal 5° al 8° e arrivando all'ottimo per quelli dal 1° al 4°.
In questo modo si darebbe un vero contributo alla comprensione della qualità e del valore internazionale di nuotatori ed atleti che, magari senza conquistare medaglie, si piazzano in uno dei primi dodici posti di una rassegna mondiale. A Barcellona il Nuoto ne ha espressi tredici a livello individuale, mentre considerando congiuntamente staffette e gare individuali, si sono avuti ben quattordici diversi nuotatori in finale e ventuno nei primi dieci. Quanto alla classifica a punti, pur senza contare i 20 punti persi per la squalifica della staffetta mista femminile, che ci avrebbero portato direttamente al nono posto, va quanto meno registrato che rispetto a Shanghai essa è cresciuta da 183 a 210 punti.


Manuela Dalla Valle 


FRANCESCO POSTIGLIONE, avvocato civilista, è Vice Presidente federale dall'ottobre 2012. É stato eletto nel Consiglio Federale quale rappresentante degli Atleti. Quarantuno anni, nato a Napoli. Atleta e campione azzurro di nuoto e pallanuoto. E’ cresciuto nel CN Posillipo, club con il quale ha vinto tre scudetti e tre coppe dei campioni. Da Nuotatore è stato pluricampione italiano dei 200 rana, campione europeo junior a Leeds 1989 nei 100 e 200 rana, ha partecipato ai Giochi Olimpici di Barcellona 1992. Con il Settebello ha vinto 7 medaglie tra le quali spiccano l'oro agli Europei di Vienna 1995, il bronzo alle Olimpiadi di Atlanta 1996 (segnando 7 gol) e l'argento ai Mondiali di Barcellona 2003.  


Pubblichiamo la "Lettera aperta" di Francesco Postiglione


Leggo e ascolto con stupore alcune dichiarazioni sui mezzi di informazione che propongono commenti o critiche riguardo ai campionati mondiali di nuoto, pallanuoto,tuffi, nuoto sincronizzato e nuoto in acque libere alle quali vorrei dare un preciso riscontro. 


Diversamente da ciò che è stato illustrato, i risultati ottenuti dall'Itaslia ai recenti Mondiali con le cinque medaglie vinte a Barcellona sono di tutto rispetto in senso assoluto ed in linea con gli obiettivi federali prefissati: quello di una crescita tecnica nei settori in difficoltà di risultati a Londra e della conferma in quelli che si erano espressi ad alto livello. Facendo una disamina generale di tutte le discipline si può asserire che:
1) i tuffi hanno consacrato una grandissima Cagnotto ed una altrettanto grande Dallapè. E non dimenticando la Marconi fuori di un nulla dal podio e le sei finali conquistate dagli azzurri, con ben sei diversi atleti.
2) nel nuoto in vasca due sono state le medaglie su distanze "olimpiche" ed un netto miglioramento si è avuto anche nel numero di atleti finalisti, a testimonianza di una squadra che è in rinnovamento e in progresso, pur dovendo affrontare il ricambio di una generazione straordinaria di fuoriclasse quali Rosolino, Fioravanti, Boggiatto, Rummolo e Brembilla, che non e' certo semplice che si ripresenti immediatamente. Per questo occorre riflettere come siano da apprezzare i risultati degli azzurri. E' difficile emergere in uno sport dove sono decine e decine i paesi che hanno atleti che salgono sul podio.
3) il nuoto di fondo si è confermato in cima al mondo con Martina Grimaldi, dimostrando solidità e continuità di risultati nonostante la concorrenza sempre più agguerrita in una disciplina ormai globale come quella in vasca.
4) il sincro ha migliorato sia i risultati di Shanghai che quelli di Londra e sappiamo che non sarà facile crescere ancora. ma le nostre atlete escono da Barcellona caricate per provarci con impegno rinnovato


E veniamo alla pallanuoto.


In campo maschile l'Italia rappresenta una realtà che da quattro anni è sempre nelle prime quattro formazioni in ogni manifestazione internazionale mondiale o continentale di massimo livello in cui è chiamata a confrontarsi: un rendimento straordinario impreziosito dall'alloro mondiale di due anni fa e dalla splendida medaglia d'argento olimpica di Londra dello scorso anno. Del resto non è sempre possibile vincere e Campagna & co., come chiunque abbia un minimo di cultura sportiva, lo sanno bene. Quanto al Setterosa, quarto a Shanghai e tuttora Campione d'Europa in carica, e' stato escluso dalle prime posizioni del torneo di Barcellona soltanto alla lotteria dei rigori.


La pallanuoto è innegabilmente e senza falsa modestia l'unico sport di squadra a livello nazionale che negli ultimi anni ha avuto un rendimento costante ad altissimo livello. Ciò è frutto di un'ottimizzazione oculata delle risorse federali (come in tutti i settori), in un momento in cui è sempre più difficile reperire risorse esterne. Certo non ci si può fermare vivendo di ricordi e per questo tecnici e dirigenti federali sono consapevoli di come sia indispensabile il lavoro da svolgere assieme alle società per continuare a competere ai massimi livelli.


A testimonianza di quanto nella pallanuoto, ma il discorso potrebbe essere esteso anche alle altre discipline, il settore tecnico pensi ai futuri campioni vanno sottolineati gli eccellenti risultati ottenuti dai settori giovanili. I due recenti titoli di Campione del Mondo under 18 (dicembre 2012) e under 20 ( pochi giorni fa') ne sono la chiara dimostrazione al maschile.
Anche il quinto posto delle ragazze, eliminate soltanto ai supplementari dalla forte Russia ai Campionati Mondiali femminili under 20 di qualche giorno or sono, mostrano la voglia e la capacità di crescere in modo stabile. E non vanno dimenticati gli altri titoli e medaglie continentali conseguite con continuità gli anni scorsi in campo giovanile in ambo i sessi. Tali traguardi sono il frutto di programmazione con l' ottimizzazione delle risorse disponibili e orientate all'attività di alto livello.


All'estero dicono perfino che i risultati dei settori giovanili nella pallanuoto possono garantire all'Italia di permanere ai vertici per almeno i prossimi dieci anni! Noi sappiamo invece che i risultati positivi possono essere perseguiti solo con il lavoro, la modestia e con il supporto delle società a cui la FIN rende merito per i sacrifici che affrontano e la disponibilità che offrono ai tecnici delle nazionali per programmare con meticolosità.


Dopo questo quadro, seppur sintetico, dell'attività' delle squadre nazionali nei recenti Mondiali e dell'attività' internazionale nell'ambito della Pallanuoto a livello giovanile, finalizzata a garantire la continuità futura di risultati di alto livello, mi corre l'obbligo di affrontare un altro argomento. 


Non si comprendono le polemiche innescate dalla grande Pro Recco che ha dato, e continua a dare, lustro alla pallanuoto nazionale ed internazionale. La levata di scudi è sorta dalla mancata concessione della "wild card" in Coppa dei Campioni che, come è stato rappresentato a più riprese dai responsabili del settore pallanuoto della federazione europea (Len), deriva dalla mancata partecipazione del Recco lo scorso anno alle coppe europee. Facendo un paragone è come se la Juventus non partecipasse alla Champions League e l'anno dopo pretendesse un trattamento di favore saltando le qualificazioni! Al diniego dell'Uefa, quale senso avrebbe accusare la Federazione Calcio Italiana per la decisione presa dall'organismo europeo? Credo sia ovvio e molto semplice da capire che non ne avrebbe alcuno.
Il ritorno della Pro Recco a disputare le Coppe Europee è stato colto dalla federazione italiana con grande positività ma, come è giusto che sia e al di là del blasone della prestigiosa società, i regolamenti non possono essere forzati ed è normale che ora il cammino europeo del Recco cominci dai primi turni.
Non credo che qualche partita in più possa essere per il Recco di intralcio, in quanto e' una squadra molto attrezzata per puntare ugualmente al vertice. Senza poi tralasciare che il nuovo corso della Federazione Europea, iniziato lo scorso settembre 2012, ha dato un forte impulso al futuro delle Coppe Europee per club e il Recco, con altre squadre, aveva auspicato che ciò accadesse. Questo è il senso della istituzione della Final Six, della concessione a otto squadre della wild card e della definizione molto anticipata della sede della Final Six. E il Recco non risulta essersi mai ufficialmente candidato ad organizzare la finale.
Ma allora perché queste polemiche violente? A cosa portano?
Sono molti nell'ambiente ad avere le idee chiare sulla situazione e la simpatia non si guadagna in questo modo!
 


Francesco Postiglione