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Il Giornale intervista lo staffettista Barelli a 50 anni dalla prima medaglia mondiale del nuoto maschile nella 4x100sl

Federazione
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(articolo di Benny Casadei Lucchi) Cinquant’anni fanno effetto. Mezzo secolo di più. A fine luglio del 1975 l'Italia del nuoto maschile ottenne il suo primo podio e la sua prima medaglia mondiale. Domenica, fine luglio, quell'Italia costruita, cambiata, plasmata in mezzo secolo di lavoro, scommesse, sacrifici e poi soddisfazioni all'inizio rare e via via sempre più frequenti e grasse, quell'Italia torna in vasca per i Mondiali di Singapore. A legare due mondi lontani un curioso fil rouge: uno dei quattro staffettisti che il 23 luglio 1975, a Cali, in Colombia, scrissero una pagina storica per il nostro sport. I loro nomi in ordine volutamente non casuale: Roberto Pangaro, Claudio Zei, Marcello Guarducci (il più famoso) e... Paolo Barelli. Lui, sì, il deputato forzista, capogruppo in Parlamento, ma anche – e in questa sede soprattutto – presidente della Federnuoto «da 25 anni» osserva con orgoglio, «curioso no? Cinquanta da quel bronzo, 25 alla guida della Federazione».

medaglia bronzo mondiale 600

Più curioso associarla a quella medaglia storica per il nostro nuoto.
«Fu un sogno ad occhi aperti. Fra le donne aveva aperto la strada Novella Calligaris nel ’72 e ’73. Ricordo che noi quattro della staffetta eravamo già incredibilmente felici di essere riusciti a conquistare l’accesso alla finale e giocarcela con i colossi mondiali del nostro sport. Usa, Unione Sovietica, Germania dell'Est, tedeschi dell'ovest».

Invece il podio. Medaglia di bronzo e quel finale all’ultimo tocco proprio contro i mostri sovietici, 4 centesimi fra voi e loro.
«Un sogno. E pensare che adesso ci si lamenta se non conquistiamo 5 o 6 medaglie o se fra queste non c’è un oro. Sono cambiati davvero i tempi».

Come fu quel giorno?
«Noi eravamo arrivati con lo stesso approccio di sempre alle competizioni internazionali: guardando tutti gli altri dal basso verso l’alto. D’altra parte, eravamo consapevoli dei nostri metodi di allenamento, ancora basati sulla quantità più che la specificità. Eppure riuscimmo nell’impresa».

Preistoria del nostro nuoto.
«Dopo di noi però, pian piano iniziò il ricambio tecnico che diede il via al cambiamento di sistema e approccio all'allenamento».

Un anno fa, ai Giochi di Parigi, in molti non compresero le lacrime di felicità di Benedetta Pilato "solo" per un 4° posto.
«Noi di 50 anni fa capiamo invece perfettamente. Perché eravamo ragazzi e ragazze che trovavano stimoli non nella medaglia, che ci sembrava impossibile, ma anche solo nel pensare "dai che ce la possiamo fare". Prima di noi i risultati importanti erano legati soprattutto a imprese sporadiche».

Poi qualcosa è cambiato.
«I miei idoli dell'epoca erano gli atleti tedeschi, americani, Mark Spitz con le sue 7 medaglie ai Giochi. Da atleta osservavo in che sistema si allenavano gli altri. Ho nuotato a lungo negli Usa, all'Università dell'Indiana, ho potuto toccare con mano il sistema dei Campus, confrontando i loro metodi con le nostre carenze dell'epoca. Ora noi non abbiamo i Campus, ma in questi ultimi 25 anni abbiamo creato un volano che poggiasse sulla passione e sulla valorizzazione del lavoro delle società e del volontariato. Perché la nostra bacchetta magica sta in periferia, nelle società con i ragazzini spinti dal desiderio di emulare i risultati dei campioni. Tanto è vero che i nostri centri federali sono a disposizione delle società e non vogliamo tecnici guru ma al contrario coinvolgiamo quelli sociali perché il loro entusiasmo è la ricchezza principale del nostro movimento».

Il mondiale in corso a Singapore.
«Arriviamo da una splendida settimana ricca di medaglie nel nuoto di fondo con Paltrinieri e Taddeucci. Il nuoto artistico, benché caratterizzato da un cambio dei protagonisti, si sta esprimendo a livelli molto alti: dopo i bronzi, l'argento di ieri».

Però la pallanuoto...
«Quella maschile è in pieno rinnovamento in vista di Los Angeles, certo, non doveva succedere di stare per 4' con un uomo in meno contro la Grecia. Quanto al Setterosa, anche lì c’è un grande ricambio generazionale, sono ancora inesperte, ma siamo ottimisti perché hanno verve».

E il suo nuoto al via domenica?
«La squadra può far bene. Mi risulta siano tutti in forma e in grado di migliorarsi».

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Articolo Il Giornale - 25.07.2025