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Convegno Allenatori Il report di Miraglia

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Ospitiamo il commento al meeting di aggiornamento inviato dal giornalista di SportItalia, nonché tecnico di primo livello di pallanuoto, presente alla due giorni di Chianciano

ROMA
Riceviamo e pubblichiamo l'analisi del Convegno di Chianciano del collega Ettore Miraglia, giornalista di SportItalia ed allenatore di primo livello di pallanuoto
  
Il Sit dà seguito all’apprezzata scelta di comunicazione e confronto con i tecnici della pallanuoto e dopo l’attesissimo convegno dell’ottobre 2009, che ha rotto un digiuno lungo troppi anni, replica a distanza di 12 mesi incontrando gli allenatori anche nel 2010.
Sotto la direzione di Roberto Del Bianco (responsabile del Settore Istruzione Tecnica della Fin) il convegno nasce con l’obiettivo dichiarato di offrire gli strumenti necessari per favorire e accentuare l’ approccio scientifico sullo studio delle diverse componenti della prestazione del pallanuotista.  
Per ottenere questo traguardo il Sit ha in primo luogo deciso di staccarsi dall’empirismo del passato. Un intento risultato subito evidente dal programma e dai contribuiti sui quali si è articolato l’incontro nelle sue tre sessioni di lavoro. Cercare di sbriciolare la prestazione per esaminarla da vicino nelle sue singole componenti, concentrandosi su un “osservatorio Italia”, ovvero sul dato limitato al nostro Paese, senza guardare quanto avviene all’estero.
Abituato a guidare un team il Ct  Sandro Campagna, altra anima della due giorni toscana,  ha dimostrato con lungimiranza invidiabile di non accontentarsi di aver restituito il Settebello all’Italia, ma di volere condividere con il suo mondo processi e metodologie adottate nella ricostruzione della nostra Nazionale maschile. Proprio in quest’ottica vanno interpretate la parole con le quali il Commissario Tecnico ha aperto il Convegno intervenendo sull’analisi della preparazione dei felicissimi Europei di Zagabria. “L’Europeo nasce dal Mondiale. Da quell’undicesimo posto di Roma. Già lì stavamo lavorando per crescere”. 
Dieci + dieci: se i numeri, come è emerso nella due giorni di Chianciano sono fondamentali nell’analisi scientifica, la formula della rinascita si può riassumere così. Compreso che ai nostri avversari siamo debitori mediamente di dieci centimetri di altezza e dieci chilogrammi di peso,  arrendersi all’evidenza non significa rinunciare a trovare una soluzione. Che ovviamente fa leva su doti tipicamente nostrane: destrezza, abilità, furbizia e tecnica. Al centro della preparazione articolata su 68 giorni di raduno e suddivisi in tre periodi, Campagna ha messo il gioco. Piccola ma fondamentale rivoluzione “copernicana”, la Nazionale non ha puntato su test fisici. “ Ci siamo messi a giocare” - sintetizza Campagna davanti ai 210 allenatori presenti.  “Abbiamo lavorato sull’innalzamento di qualità e ritmo e sulla capacità di sopportare questo livello di gioco non solo per un singolo impegno ma per un periodo di più partite. E al tal fine fondamentale è stato l’apporto della psicologa Bruna Rossi”. Interessante sottolineare che nei 41 allenamenti di nuoto puro effettuati in preparazione della medaglia d’argento di Zagabria, la squadra ha nuotato circa 2 km di media. Dalle parole del Ct sono emersi immediatamente i temi dominanti del Convegno, dove è stato sottolineato con chiarezza quanto qualità e organizzazione scientifica del lavoro risultino determinanti per il risultato. Insomma, per ottenere la migliore prestazione in gara non è necessario sfiancare il pallanuotista con esagerati carichi di lavoro. L’apporto aerobico resta come base, ma per quanto riguarda la velocità della nuotata molto meglio puntare – come ha spiegato perfettamente Marco Bonifazi (coordinatore tecnico delle nazionali di nuoto) – sull’abbassamento del costo energetico piuttosto che sull’aumento della potenza dell’atleta: “perché nel liquido è negativo il rapporto tra forza espressa e prestazione del nuotatore”. L’attenzione alla tecnica diventa così ancora più obbligatoria, soprattutto in età giovanile. Anche perché senza tecnica è impossibile migliorare la prestazione. Anzi un aumento dei carichi in un nuotatore “incapace” porta solo a risultati controproducenti. 
E’ Giovanni Melchiorri,  medico del Settebello, a dare la prima svolta all’incontro, ponendo con estrema chiarezza il modello scientifico al centro della prestazione fisica. Solo il possesso del modello fisiologico della gara permette di proporre allenamenti specifici e più idonei.  Ecco così l’importanza della misurazione, la scienza appunto: quanti metri nuota in gara un difensore ? Quanti millimoli di lattato si accompagnano allo sforzo specifico di una singola prestazione ? Se la prestazione finale non è altro che il risultato di diversi fattori che si possono costruire con un’adeguata preparazione, l’atleta di vertice è allo stesso modo la risultante di variabili costruite nel corso della sua maturazione. Come uomo e come atleta. 
E’ arrivato puntuale l’intervento, illuminante nella sua semplicità, di Antonio La Torre, allenatore del settore marcia della Fidal  sulle problematiche relative all’allenamento giovanile. “Il bambino non è un adulto in miniatura” - ha specificato l’uomo che portato il marciatore Ivano Brugnetti all’oro di Atene 2004 -. “Sbagliato applicare un programma di allenamento mutuato dal quello di un adulto e ridotto solo nelle proporzioni”. Il rispetto dei tempi di maturazione fisica, neurologica e psicologica di un giovane sono alle base di un corretto approccio al suo allenamento. Sfruttando al massimo le varie fasi sensibili ed evitando assolutamente la specializzazione precoce del giovane che risulta poi controproducente a ogni miglioramento.
Il Sit ha alternato spunti empirici a riflessioni di carattere generale, ma non per questo prive di spunti di grandissimo interesse. Benvenuti gli interventi del tecnico federale della nazionale giovanile Massimo Tafuro e dell’allenatore della nazionale “nati '94” Nando Pesci, che reduce dal bellissimo oro continentale ha raccontato come si è arrivati al vertice continentale con il futuro della nostra pallanuoto. Non poteva  mancare a Chianciano il nuovo Ct della nazionale femminile Fabio Conti, che ha parlato dei recenti risultati del suo precedente incarico con il settore giovanile.
A evitare che il lungo e serrato programma di lavoro (dalle nove della mattina alle otto di sera con pausa pranzo) potesse stancare  qualcuno, ci ha pensato l’arrivo degli arbitri. Capaci di accendere  l’immediato dibattito in sala. Valido momento di confronto tra due componenti fondamentali della pallanuoto. Un confronto che l’aula ha sancito imprescindibile e a cui dare maggiore seguito.  Roberto Petronilli (presidente Gug), affiancato da due tra i migliori fischietti del mondo, Massimiliano Caputi e Filippo Gomez, ha presentato le direttive Fina sull’arbitraggio espressamente mirate ad annullare innanzitutto il gioco violento e a premiare chi vuole creare gioco rispetto a chi cerca di impedirlo.
Importante per i tecnici capire l’approccio al match degli arbitri, basilare per gli stessi misurarsi con le istanze di uniformità di giudizio che arrivano da allenatori e giocatori. Come ha precisato con fermezza Pino Porzio. “Abbiamo bisogno di semplificare, di ridurre l’arbitrarietà del giudizio”, ha incalzato il tecnico campione d’Europa in carica con la Pro Recco. Il tempo di annotare le molte lamentele sull’applicazione della regola che vieta di alzare le due mani davanti a un giocatore in possesso di palla e a Chianciano torna in cattedra Campagna con l’interessantissima analisi tattica degli Europei di Zagabria. Esauriente carrellata sulle diverse superiorità numeriche viste in acqua , mentre la Serbia merita il plauso per l’efficacia nel fondamentale di “uomo in meno”. A chiudere la giornata non è mancata la psicologia applicata allo sport grazie alla specialista Paola Cottardi che ha focalizzato l’attenzione dei tecnici sull’importanza della condivisione e interazione nella gestione di un gruppo come quello sportivo.
E’ toccato poi a un brillantissimo Marcello Faina aprire i lavori del lunedì mattina con un intervento dal titolo “Valutazione funzionale e controllo dell’allenamento”, nel quale il direttore del dipartimento Scienza dello Sport dell’istituto di Medicina e Scienza dello Sport ha piantato paletti ben saldi nella metodologia dell’allenamento. Messa al centro la performance richiesta, lo scienziato si interfaccia con l’allenatore che ha bisogno di risposte precise e semplici sul come ottenere la prestazione dal suo atleta. Insieme, tecnico e scienziato,  possono chiarire il nodo fondamentale, cioè dare risposta a due domande elementari: cosa allenare e come allenarlo.
La scienza permette di misurare oggettivamente il carico interno durante la gara e raffrontarlo con quello svolto in allenamento permettendo così le modifiche necessarie. Giovanni Melchiorri (medico del Settebello) ha completato il quadro con preziose informazioni sull’indispensabile allenamento della forza nel pallanuotista e sulle nuove metodologie utilizzate. “Non usate le macchine perché bisogna allenare i movimenti e non i singoli muscoli”    ha ricordato successivamente Marco Lancissi (preparatore nazionale di nuoto).
Gran chiusura con i quattro moschettieri azzurri di Barcellona ’92, Bovo, Campagna, Silipo e Pomilio, assieme a Tafuro per presentare il nuovo dvd didattico, strumento di altissimo spessore tecnico e indispensabile compagno di lavoro per ogni allenatore, dato che tratta i capisaldi di questo sport: movimenti del difensore nella zona, il lavoro dei pali nelle superiorità numeriche, il pressing esterno, il lavoro tecnico del portiere. “Un convegno così non lo fanno da nessun altra parte al mondo”, commenta entusiasta uscendo Yiannis Giannouris, allenatore greco del Latina. Mentre Claudio Mistrangelo strappa l’ultimo applauso sintetizzando le due facce del Convegno: “Dall’alto si cerca giustamente di dare l’avvio a una nuova era di diffusione culturale, ma la base vorrebbe anche tabelle, esempi pratici da applicare immediatamente all’ attività in vasca. Due esigenze che vanno conciliate”.  Un lascito per il prossimo appuntamento tecnico.