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Allenare l'Azzurro. Il cittì Campagna: "Non vince mai il singolo, ma la squadra"

Pallanuoto
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Ricordi, emozioni, vittorie e sconfitte, abbracci e lacrime. I quattro Commissari tecnici più vincenti dello sport azzurro si sono raccontati al Salone d'Onore del Coni a Roma questa mattina nell'ambito dell'incontro organizzato dalla Federazione Italiana Pallacanestro. Presenti insieme ad Alessandro Campagna, Roberto Mancini, Ferdinando De Giorgi e Giammarco Pozzecco. Ad aprire la tavola rotonda il presidente della FIP, ideatore dell'evento, Gianni Petrucci, il Ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi e il presidente del Coni Giovanni Malagò; il segretario generale del Coni Carlo Mornati ha moderato il summit. Presenti per la Federnuoto il vicepresidente vicario Andrea Pieri e il segretario generale Antonello Panza.
"L'allenatore deve avere una personalità completa perché oltre ad essere il riferimento tecnico della squadra - afferma l'allenatore del Settebello, Alessandro Campagna - deve essere anche un veicolo nel quale i giocatori si identificano e che li stimoli a compiere con entusiasmo i sacrifici necessari per arrivare alla vittoria. Per riuscirci devono prima essere gruppo, forgiato da resistenza mentale, disciplina, autocontrollo e coesione. Tutto parte dal gioco, da una visione e da un'idea che l'allenatore deve mettere in pratica con il suo staff. Questo attraverso un mix di giovani giocatori ed atleti più esperti perché l'interazione dà maggiore verve ed entusiasmo al gruppo: non vince mai il singolo ma la squadra. Il periodo formativo  fondamentale per un atleta è quello tra gli otto e i diciotto anni, quando si costruiscono i valori fisici e psicologici. Dopo un ragazzo sceglie se fare il professionista dello sport oppure continuare a studiare, ma sempre sulla base degli insegnamenti appresi grazie allo sport e ai suoi valori. Io personalmente ho avuto un allenatore/formatore che ha saputo indirizzarmi quando a 17 anni volevo smettere. Da cittì il mio credo è quello di gestire alla stessa maniera la vittoria e la sconfitta perché sono due "impostori" da tenere a distanza. Sono in sella da 14 anni perché vincere con la maglia azzurra ripaga dei sacrifici di ogni quadriennio olimpico. Il prossimo anno avremmo due mondiali ed un europeo prima delle olimpiadi e l'obiettivo sarà centrare anzitutto la qualificazione per Parigi il prima possibile".

Campagna 800 450 21 1 21

foto Pino Famà

consulta l'approfondimento sul sito della FIP