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Mondiali. Verso Italia-Spagna, la vigilia del 7bello

Pallanuoto
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Il 26 luglio dello scorso anno il Settebello, bronzo olimpico, uscì dalla Picornell di Barcellona arrabbiato e deluso per una semifinale dall'esito beffardo e amaro. La sconfitta 8-7 contro i padroni di casa maturò grazie ad una clamorosa decisione degli arbitri che non convalidarono il pareggio azzurro a otto secondi dalla fine di capitan Figlioli, apparso evidentemente oltre la linea. La Spagna perse poi il titolo, peraltro mai vinto nella sua storia (un oro olimpico e due mondiali), contro la Serbia. Domani 27 luglio alle 18.30 locali (11.30 italiane), in diretta su Raidue, sarà tutta un'altra storia. Da scrivere, da vivere e incastonare nelle perle della leggenda della squadra più titolata dello sport azzurro, che contro gli iberici ventisette anni fa giocò e vinse una finale olimpica dai contorni epici. Era il nove agosto 1992. Parco Olimpico del Montjuïc, Barcellona. È la giornata conclusiva dei Giochi della XXV Olimpiade, tutti gli spagnoli reclamano la proverbiale chiusura in bellezza della rassegna a cinque cerchi più trionfale della storia iberica. Tra i diciottomila spettatori accorsi sul promontorio che sorveglia la costa, ci sono anche Re Juan Carlos e il Principe Felipe, fiduciosi di assistere al "partido perfecto" delle furie rosse guidate dal fuoriclasse assoluto Manuel Estiarte, catalano, ex giocatore di Pescara e Savona, e dal compagno di attacco di Miki Oca, cittì dell'attuale nazionale femminile vicecampione del mondo a Gwangju. Al cospetto di una nazionale già fortissima c'è l’Italia di Ratko Rudic. C'è Sandro Campagna, cittì del Settebello. C'è il mancino Amedeo Pomilio, suo assistente. La partita è un lungo brivido che si risolve al sesto tempo supplementare. Ferretti prende fallo, Campagna vede con la coda dell'occhio Gandolfi, ottimamente smarcatosi sulla sinistra: palla sotto le braccia del portiere: 9-8 fatal. L’Italia conquista il terzo titolo olimpico, a 32 anni di distanza dal successo di Roma '60 e si prende la medaglia d'oro davanti al re.
La Spagna torna tra le prime quattro mondiali da Roma 2009 quando fu seconda, ma la mente non può tornare che allo Stadio del Nuoto gremito da oltre diecimila spettatori il 10 settembre del 1994. E' la finalissima del settimo mondiale della storia. Ancora il Maradona della pallanuoto, Estiarte contro Campagna. Stavolta il match non ha storia, il Settebello trionfa 10-5 in una partita stradominata. Domani non sarà così perchè la Spagna ha iniziato un nuovo ciclo due anni orsono con il catalano David Martin, due Olimpiadi (2008, 2012) un argento e un bronzo mondiale e un bronzo europeo da giocatore, ma soprattutto uno score invidiabile con tre importanti vittorie contro gli azzurri in questi due anni. Addirittura clamoroso il 12-4 di Rijeka dello scorso anno in finale di Europa Cup, bissato dal 9-7 nella finale del terzo posto  quest'anno a Zagabria. In mezzo la suddetta semifinale europea a Barcellona vinta 8-7 davanti al pubblico di casa (ultimo incontro il 5 luglio nel premondiale di Portugalete fu 14-12 per le furie rosse). Capitano e idolo incontrastato il trentatreenne Felipe Perrone giocatore universale nato a Rio de Janeiro ma spagnolo acquisito che con la calottina roja ha conquistato un argento a Roma 2009 e un bronzo a Melbourne 2007. Il dieci spagnolo, ex Savona e Pro Recco, ha trascinato i compagni che nel girone C hanno subito uno stop 13-11 contro l'Ungheria e passato il turno con due vittorie fotocopia per 23-3 su Sud Africa e Nuova Zelanda. Davanti agli olimpionici della Serbia, seppur con una formazione ringiovanita, hanno dominato più largamente di quanto dica il 12-9 finale. In semifinale poi spazzata via la superfavorita Croazia battuta 6-5, con i campioni in carica che erano sotto 6-2 ad inizio quarto tempo. Fa paura l'attacco da novanta reti (su 193 tiri) con tre spagnoli che sono nella top ten dei miglior marcatori: Granados (15), Munarriz (14) e il mancino Mallarach (13). Sono invece 64 le reti subite, undici più dell'Italia che ha cinquata gol all'attivo su 156 tentativi. Sarà la difesa quindi la chiave di tutto. 
Una mattinata di studio e video poi tutti in vasca alla piscina Yeomju dove si sono svolte le gare iridate di sincro, per una sessione di scioglimento, tiri e schemi. Coach Campagna, il grande stratega azzurro (un oro mondiale, uno olimpico e uno europeo da giocatore; un argento ed un bronzo olimpico da allenatore del Settebello che ha portato al titolo nel 2011 a Shanghai, oltre a due argenti e un bronzo europeo) traccia la linea: "Ci sono tanti ricordi legati a questa grande sfida; l'ultimo che ricordo è la sconfitta beffarda della scorsa stagione all'europeo che ci deva fare rosicare ancora e deve far aumentare ancora di più la rabbia perché avevamo disputato un europeo grandissimo e giocato una semifinale stupenda. Meritavamo almeno di andare ai rigori e invece quel gol non convalidato a quattro secondi dalla fine ci tagliò le gambe. Dovremmo entrare con una bella dose di rivincita, ma giocando tatticamente in maniera perfetta perché loro sono veramente ben organizzati. Una finale mondiale è il sogno di tutti gli allenatori e tutti i giocatori. Da ieri sera mi sento più leggero, ma molto più motivato. Un quarto di finale e la semifinale da vincere avevano un peso psicologico importante. Ora dobbiamo volare nell'acqua, esser disciplinati tatticamente, ma liberi mentalmente. Se giochi male contro di loro fai brutta figura come è successo a Serbia e Croazia. Bisogna rispondere colpo su colpo alle loro arguzie tattiche. La qualificazione olimpica fa piacere, come i complimenti da parte di tutti. Adesso c'è una finale mondiale: una partita bellissima da giocare e da vincere".

LE VOCI DEI CAMPIONI A SHANGHAI 2011

PIETRO FIGLIOLI: "Non ci sono segreti particolari per vincere una finale mondiale. Bisogna solo lavorare di squadra e nel corso del torneo questa virtù è uscita fuori. Noi l'abbiamo dentro da sempre, magari qualche volta siamo stati sfortunati nei risultati, ma è sempre stato un punto di forza della nazionale - sottolinea il trentacinquenne nato a Rio de Janeiro e cresciuto e Brisbane, figlio di José Sylvio Fiolo, ex nuotatore brasiliano vincitore di due medaglie d'oro ai Giochi panamericani ed ex detentore del record del mondo dei 100 rana - Contro la Spagna è una battaglia che va avanti da un po' di anni e ultimamente non c'è andata bene. Nelle finali di Europa Cup a Rijeka e Zagabria quest'anno, lo scorso anno nella semifinale europea abbiamo perso male o con episodi discussi. Questi segni li porto dentro e li userò come stimolo in più per vincere. Senza troppa rabbia però, perché poi potrebbe offuscarci la mente e distoglierci dal nostro obiettivo finale".

NICCOLO' FIGARI. "Un mondiale si vince giocando uniti, facendo quello che ci dice il mister. Ieri è stata la dimostrazione. Avevamo iniziato male; poi abbiamo cambiato la partita con un break di quattro gol. Dopo il primo tempo ci ha parlato, ci ha ricordato ciò che c'eravamo detti e l'abbiamo messo in pratica trovando le giuste contromisure all'avversario. Tutto ciò dovrà avvenire prima perché non possiamo regalare un tempo agli spagnoli. La Serbia singolarmente poteva esser più forte, mentre la Spagna sta dimostrando che giocando di squadra si può arrivare a grandi traguardi. Ora può battere chiunque, anche la favorita di questo torneo, ovvero la Croazia. In questo momento rispetto a otto anni fa, per le nostre caratteristiche sarebbe più facile incontrare una Serbia perché loro tendono a innervosirsi, perdendo il filo del gioco. La Spagna è più simile a noi quindi sarà battaglia in tutti i sensi".

MATTEO AICARDI. Tornato in pianta stabile sotto le plance dopo i problemi al collo, il centroboa guida l'attacco dal lontano esordio del 2009: "Le finali si vincono in difesa e con un grande spirito di gruppo e sacrificio dal primo all'ultimo minuto. Poi il successo è un mix di componenti dove c'entra anche la fortuna. La Serbia allora faceva un gioco totalmente diverso dal nostro, mentre domani si incontreranno due squadre simili dal punto di vista della mentalità e dell'applicazione degli schemi. Siamo le squadre che hanno sfruttato meglio il nuovo cambio delle regole. Sarà una bella sfida perché sarà ad armi pari, bisognerà tenere il ritmo alto e rimanere lucidi. Loro hanno giocatori di qualità e sono organizzati in difesa. Bisogna tener botta nei loro momenti chiave e rispondere con lucidità per trovare la chiave vincente".