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Mondiali. Fede e Gabri d'oro, Greg di bronzo

Nuoto
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Due medaglie d'oro, una di bronzo, un record europeo e un record italiano. Comanda l'Italia alla Duna Arena. Le fotografie più belle sono quelle piene d'azzurro e sorpresa e orgoglio e incredulità. Federica Pellegrini che rinasce nella corsia 6 del nuovo tempio del nuoto ungherese e vince la finale mondiale dei suoi 200 stile libero salendo per la settima volta consecutiva sul podio iridato della specialità; Gabriele Detti che si prende il primo mondiale nella neo gara olimpica degli 800 col record europeo strappato a Gregorio Paltrinieri di bronzo con l'ingordo cinese Sun Yang, tricampione uscente, addirittura fuori dal podio. Fabio Scozzoli che migliora col passare degli anni, come il buon vino, e si piazza sesto col record italiano dei 50 rana. La staffetta mista-mista che onora la finale con l'ottavo posto.
Federica Pellegrini dimostra di essere ancora la donna che trasforma l'acqua clorata in emozioni irripetibili, stupisce perfino se stessa andando oltre l'immaginabile: battere la statunitense Katie Ledecky, ovvero l'erede di Michael Phelps coniugato al femminile, dal 2012 cinque ori olimpici e un argento in staffetta che ne sporcano l'immacolato palmares, dodici ori mondiali tra 200 e 1500, primatista mondiale di 400, 800 e 1500.
La veneta di Spinea, che compirà 29 anni tra 10 giorni, voleva la medaglia. Voleva il podio. Ma addirittura l'oro no, sembrava impossibile anche solo pensarci. Invece resterà l'ultima straordinaria impresa di una carriera da commentare con cura per non rovinarla. La settima medaglia mondiale consecutiva nei 200 stile libero trasforma la storia in leggenda col terzo oro iridato della carriera dopo il biennio 2009-2011 vissuto tra gommato e tessuto, tra salti di gioia e tonfi di dolore. Pellegrini è finalmente in pace. Dopo il quarto posto olimpico di Rio de Janeiro, la divina rientra nel salotto buono della sua gara, fonte di ispirazione, serenità e maledizione per 13 anni più di successi che di sconfitte. Raro per un atleta. Non per l'atleta. Leggendaria.
La gara è uno straordinario incedere, un lunghissimo sospiro. Prima frazione in 27"22, passaggio a metà gara in 56"41 (29"19), virata dei 150 in 1'25"91 (29"50) in quarta posizione per risalire posizioni con l'ultima vasca da 28"82 e superare la statunitense Katie Ledecky, l'australiana Emma McKeon e la russa Veronika Popova e andare a chiudere davanti a tutte con 1'54"73. Ledecky e McKeon sono d'argento in ex aequo in 1'55"18, il tempo del dolore, dell'amarezza provate dall'azzurra la scorsa estate. 
Gli ultimi 50 sono ipnotici, paralizzanti per lo stupore. Le altre atlete sembravano improvvisamente zavorrate, come se una mano le trattenesse dall'alto, le tenesse per il costume mentre lei andava via, sull'acqua, con l'eleganza di un pesce vela, il più veloce del mondo.
Chapeau per Federica; chapeau per la forza di volontà, determinazione, che le hanno consentito di trarre residui benefici dal quarto posto olimpico. Sembrava un colpo da ko che invece ha trasformato in una catapulta emotiva verso l'oro mondiale in corta che mancava nel palmares unico e chissà quando ripetibile e verso un oro che nessuno - ma proprio nessuno - credeva possibile.
Insieme al tecnico federale Matteo Giunta e al ranista Luca Pizzini ha scelto di finalizzare il lavoro in altura, in Sierra Nevada, e rientrare in Italia alla vigilia della partenza per l'Ungheria. Clausura. Oltre il muro dell'attenzione per assimilare la massima energia mentale. Decisione che si rivela vincente. Nelle sei precedenti edizioni era stata seconda a Kazan 2015 con 1'55"32 e Barcellona 2013 con 1'55"14, prima a Shanghai 2011 con 1'55"48 e Roma 2009 col record del mondo di 1'52"98 (gommato), terza a Melbourne 2007 con 1'56"97 (dopo aver stabilito il record mondo in semifinale con 1'56"57, poi migliorato dalla rivale in vasca e in amore Laure Manaudou in finale con 1'55"52) e seconda a Montreal 2005 con 1'58"73 dopo l'argento olimpico conquistato ad Atene pochi giorni oltre i 16 anni compiuti il 5 agosto che la rendono la più giovane atleta della storia dello sport italino a conquistare una medaglia individuale.
La Divina, come Greta Garbo per il cinema e Maria Callas per la lirica, la first lady del nuoto azzurro, Mafaldina88 per chiamarla con il suo nickname o più semplicemente Fede, è felice ed emozionata, fiera ed orgogliosa, romantica e realistica. “Non riesco a rendermene conto – dice la campionessa olimpica di Pechino 2008, tesserata con il CC Aniene e premiata dal presidente del CONI Giovanni Malagò - Non pensavo fosse possibile. Ho nuotato una gara al millimetro. Nella mia testa volevo la medaglia, ma mai avrei pensato di vincere. E’ proprio vero che nella vita non si sa mai. Questa per me è una medaglia importante, soprattutto perché arriva dopo il quarto posto all’Olimpiade. Continuerò a nuotare, ma questi saranno gli ultimi 200 stile libero della mia vita a livello internazionale. Adesso sono in pace con me stessa”. Federica è incontenibile. Più veloce della superfavorita, campionessa di tutto e primatista statunitense Katie Ledecky, che fino ad oggi era imbattuta ai mondiali e per la prima volta guarderà l’avversaria dal secondo gradino del podio ascoltando l’Inno di Mameli, scandito dagli applausi del pubblico. Più affamata dell’australiana Emma Mckeon che le aveva tolto il bronzo a Rio e sulla quale si è presa la rivincita a distanza di un anno. Più stacanovista di Katinka Hosszu, l’idolo di casa, plurimedagliata olimpica, mondiale ed europea, soprannominata “Iron woman” per la sua voglia di partecipare a tutte le gare. "Sto provando emozioni fortissime - si racconta - Non avrei mai immaginato di ricantare l’inno nazionale ad un mondiale. Mi era capitato quest’inverno al campionato del mondo in corta, quando credevo di non riuscire più a vincere la medaglia d’oro e invece ho nuotato 1’51”73 e ce l’ho fatta. E’ ricapitato qui, nella gara del mio cuore, a 29 anni e davanti ad un pubblico straordinario. Voglio ringraziare tutto il mio team, i tecnici, gli amici e la mia famiglia che mi sta sempre vicino e mi ha seguito anche a Budapest. Abbraccio tutti quelli che piangevano con me dopo il quarto posto a Rio e che piangono con me adesso, ma di gioia. L’affetto che mi ha dimostrato la gente mi ha aiutato a rialzarmi dopo una brutta caduta e a trovare la forza per ricominciare. Adesso che ho raggiunto il mio obiettivo voglio chiudere con i 200 e proseguire gli ultimi anni della carriera facendo la velocista. Per adesso è così, anche se nella vita non si sa mai”.   
Come se non bastasse, dopo Federica arrivano i gemelli del nuoto italiano che scrivono un’altra pagina di storia negli 800 stile libero. Gabriele Detti vince il primo titolo mondiale e stabilisce il record europeo con 7’40”77 che sottrae a Gregorio Paltrineri di bronzo con 7’42”44 e due anni fa d'argento . col precedente di 7’40”81. “Sono senza parole. Sono più che felice”, racconta Detti, già di bronzo nei 400 stile libero. “E' stata una gara intensa, dura, bellissima – aggiunge Paltrinieri – Gabriele è stato bravissimo, ha fatto un tempone. Io ho avuto qualche difficoltà, ma sono strafelice per entrambi”. Tra i due si inserisce a sorpresa il polacco Wojciech Wojdak che stabilisce il record nazionale con 7’41”73, migliorando quello che già gli apparteneva dal 2015 (7’45”90). Detti e Paltrinieri passano ai 200 metri in 1’53”17 e 1’53”44, ai 400 Gregorio è davanti al compagno (3’49”32 contro 3’50”38), ai 600 è ancora davanti con 5’45”98 (a pari tempo con Wojdak) contro 5’47”10, ma ai 750 Detti comincia la rimonta e all’ultima virata fa segnare 7’13”30  tallonando il polacco (7’13”24) e superando Paltrinieri (7’13”39). I 50 metri conclusivi sono un’opera d’arte: Gabriele li chiude in 27”47, Wojdak in 28”49 e Paltrinieri in 29”05. Tutti in piedi e standing ovation al nuovo campione del mondo e primatista d'Europa che migliora il personale di 87 centesimi (il 6 aprile a Riccione aveva fermato il crono dopo 7'41"64). Battuto l'imperatore cinese Sun Yang, che vinceva ininterrottamente dal 2011 e che chiude quinto con 7'48"87, alle spalle anche del norvegese Henrik Christiansen (quarto con 7'44"21). Gabriele Detti (Esercito/Team Nuoto Lombardia) e Gregorio Patrinieri (Fiamme Oro/Coopernuoto), cresciuti al centro federale di Ostia e diventati campioni col tecnico, nonché zio di Gabriele, Stefano Morini, si abbracciano e cantano insieme l'inno di Mameli dopo essere stati premiati dal presidente della Federnuoto e della LEN Paolo Barelli. "Non trovo ancora le parole giuste per spiegare quello che accade dentro di me - dice Gabriele, sesto nuotatore campione mondiale della storia italiana dopo Giorgio Lamberti nei 200 sl a Perth 1991, Massimiliano Rosolino nei 200 misti proprio il 26 luglio di 16 anni fa e Alessio Boggiatto nei 400 misti a Fukuoka 2001, Filippo Magnini nei 100 sl a Montreal 2005 e Melbourne 2007 e Gregorio Paltrinieri nei 1500 sl a Kazan 2015 - Non so se mi sono ripreso quello che mi spettava a Kazan, dove non ho potuto esserci per un'infezione, ma la medaglia per ora la metto in valigia perchè è ancora lunga e non c'è tempo per pensare a nient'altro se non a 4x200 e 1500". "E' stata una gara strana - continua Gregorio - Loro sono stati più bravi di me. Negli 800 fatico sempre di più. Non sono riuscito a prendere abbastanza vantaggio e se forzavo troppo sentivo che non andava come volevo. Gli 800 a volte li faccio meglio, altre volte peggio; questa volta peggio. I 1500 sono una gara diversa e non vedo l'ora che arrivino. Gabriele è cresciuto molto e questi progressi fanno bene a tutti e due. Nuotare insieme, allenarci e gareggiare uno a fianco all'altro ci stimola e ci completa".
Anche Fabio Scozzoli, come Federica Pellegrini, attraversa la sua seconda giovinezza. E’ più veloce di sei anni fa ai mondiali di Shanghai dove conquistò l'argento nei 500 e 100 rana e stabilisce il record italiano dei 50 rana in 26”91, migliorando il precedente di cinque centesimi che aveva nuotato in semifinale sottraendolo all’astro nascente Nicolò Martinenghi. L’azzurro di Esercito e Imolanuoto è sesto nella finale vinta dall’inglese Adam Peaty che con 25”99 scende per la seconda volta in 24 ore sotto i 26 secondi avvicinando il record del mondo di 25”95.
La staffetta 4x100 mista-mista chiude la giornata con l’ottavo posto e il tempo di  3'46"33.  In finale il direttore tecnico Cesare Butini cambia per 3/4 la formazione. Matteo Milli nuota 54”24 la frazione a dorso, il confermato Nicolò Martinenghi 59”61 la rana, Ilaria Bianchi 57”25 la farfalla e la neocampionessa mondiale dei 200 Federica Pellegrini conclude in 55”23 i 100 stile libero. Vincono gli Stati Uniti con il record del mondo 3’38”56 abbassando il precedente di  3’40”28, già stabilito nelle eliminatorie.


foto deepbluemedia.eu
 
Così gli azzurri nelle semifinali e finali della 4^ giornata


200 sl fem. (Finale)
1. Federica Pellegrini 1'54"73
2. Katie Ledecky (USA) 1’55”18
2. Emma Mckeon (AUS) 1’55”18
100 sl mas. (Semifinali)
1. Mehdy Metella (FRA) 47"67 
13. Ivano Vendrame 48"71 eliminato
50 rana mas. (Finale)
1. Adam Peaty (GBR) 25"99
6. Fabio Scozzoli 26"91 RI
200 farfalla fem. (Semifinali)
1. Franziska Hentke (GER) 2'06"29
11. Stefania Pirozzi 2'08"62 eliminata
200 misti mas. (Semifinali)
1. Chase Kalisz (USA) 1'55"88
14. Federico Turrini 1'59"56 eliminato
800 sl mas. (Finale)
1. Gabriele Detti 7'40"77 RE
2. Woiciech Wojdak (POL) 7'41"43 
3. Gregorio Paltrinieri 7'42"44
4x100 mista mixed (Finale)
1. USA 3'38"56 RM
8. Italia 3'46"33 
(Matteo Milli 54"24, Nicolò Martinenghi 59"61, Ilaria Bianchi 57"25, Federica Pellegrini 55"23)
 
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