Il 79enne Gershon Shefa rimane sorpreso dal ricordo della sua ultradecennale carriera sportiva anche al di fuori di Israele, la nazione che rappresenta e dove è molto conosciuto. Per l’atleta olimpico gareggiare a Roma ha un sapore speciale.
Le Olimpiadi di Roma 1960 sono state le prime per lui. "Essere qua è come chiudere un ciclo. Nel 1960 avevo 17 anni. È stato il vero inizio della mia carriera. Ero giovanissimo e nuovo nell'arena del nuoto. Le Olimpiadi sono state grandiose. Ho amato tutto. Ho guardato tutti gli sport. Ricordo in particolare un episodio: la combattutissima finale dei 100 stile libero maschile. Lo statunitense Lance Larson aveva toccato per primo la piastra, ma i giudici con il loro cronometraggio assegnarono l'oro all'australiano John Devitt. Mi ha colpito molto quel momento".
Dopo aver partecipato anche alle Olimpiadi di Tokyo 1964, è stato il portabandiera israeliano alla cerimonia di inaugurazione dei Giochi Olimpici di Città del Messico 1968. "Era la mia terza Olimpiade. È stato un momento molto emozionante, tutti gli altri miei connazionali erano dietro di me. È stato un grande onore poter concludere così l'ultima competizione della mia prima carriera. Poi sono rimasto fuori dall'acqua allenando, anche a livello internazionale".
Il richiamo dell'acqua era così forte che, trascorsi 23 anni, Shefa si è rimesso ai blocchetti di partenza. "In questa seconda carriera ho infranto più volte dei record europei e mondiali. Il nuoto per me è tutto. Ne parlo sempre con chi incontro. Mi ha fatto diventare un uomo, mi ha dato l'impostazione di vita che ho trasmesso ai miei figli. Mia moglie e la mia famiglia mi sostengono in tutto questo percorso".
Già bronzo nei 100 rana, Shefa gareggia nella categoria 75-79 e ambisce a conquistare una medaglia d'oro. "Ci spero, ho ancora i 200 misti e i 100 dorso".
Foto G. Scala / Deepbluemedia
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