Articolo di Valerio Piccioni tratto da www.gazzetta.it
L'ex direttore Ema Rasi: "In piscina buona circolazione d’aria. Meglio degli autobus romani"
Le piscine al chiuso che riapriranno soltanto il 1° luglio. Una scelta che l'ex direttore dell’Agenzia europea del farmaco Guido rasi non condivide
Guido Rasi non nasconde che quando parla di piscine gli si apre il cuore. "Ammetto il conflitto di interesse: sono stato campione italiano dei 200 rana nel 1971 con un tempo con cui oggi molte bambine mi umilierebbero". Con l’ex direttore dell’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, oggi impegnato nella formazione di medici e operatori sanitari con Consulcesi, parliamo del caso del giorno: le piscine al chiuso che riapriranno soltanto il 1° luglio, una decisione che ha attirato le proteste del mondo del nuoto.
Professor Rasi, che ne pensa di questo tenere ancora in lista d’attesa le piscine al chiuso?
“Una decisione sorprendente. Le piscine sono luoghi gestibili sul piano della sicurezza, ci sono studi che dimostrano che il virus sopravvive poco o nulla con il cloro. Senza dimenticare che si tratta di ambienti grandi e di luoghi più sicuri e gestibili di altri”.
Perché allora si è scelta questa strada?
“Perché non c’è stata un’attenzione sufficientemente specifica sulle piscine. Detto questo, le autorità locali dovrebbero essere più sollecite per sottoporre a tutti i controlli necessari questi luoghi. Luoghi che non sono così numerosi peraltro”.
Si parla di 3mila piscine in Italia.
“Appunto, sono impianti che si prestano molto bene a una buona e sicura gestione. Ribadisco: sono rimasto sorpreso che ci sia stata superficialità in questa decisione, un fare di tutta l’erba un fascio. Sono un po’ deluso dall’aver accomunato che sono molto diversi fra loro”.
Le piscine quasi come le discoteche.
“Appunto, luoghi che non hanno alcuna affinità. E poi l’attività sportiva ha degli effetti importanti sul piano della salute pubblica, è una valvola importante”.
All’inizio della pandemia era stato dato un allarme per la possibilità che potesse aiutare il vapore il virus a viaggiare.
“Uno studio norvegese sostiene il contrario, l’acqua sollevata dal nuotatore ucciderebbe il virus. La piscina è un grande ambiente con una buona circolazione nell’aria. Come minimo, molto meglio degli autobus romani…”
E il limite dei 7 metri quadrati per nuotatore come lo giudica?
“Cinque metri sarebbero sufficienti, ma in ogni caso meglio usare il massimo della cautela”.
Insomma, lei ritiene le piscine indoor potrebbero riaprire con le palestre già lunedì 24 maggio?
“Io ne sono convinto. La decisione presa è superficiale”.
Intanto ripartono le palestre. Che consigli si possono dare a gestori e frequentatori?
“Intanto ogni palestra ha una sua dimensione e un suo problema. Certo gli ambienti sono meno grandi rispetto alle piscine, ma abbiamo già parlato del mio conflitto di interesse e quindi mi fermo”.
Che cosa conterà di più in questa ripartenza?
“Il comportamento delle persone è fondamentale nei momenti di flusso, il distanziamento deve essere fatto rispettare. Durante l’esercizio fisico, se ci fosse una persona infetta, l’esalazione del virus sarebbe pericoloso. Su questo sarei rigorosissimo, mascherina per circolare in tutti i locali. La gestione dei flussi nei corridoi è fondamentale".
Nel protocollo si dispone il divieto per le docce mentre è consentita l’apertura degli spogliatoi con determinate condizioni.
“Grande stupidaggine. Le docce vanno gestite come gli spogliatoi, se ci sono 20 docce ne userai magari una su quattro. È possibile".
In questi mesi lei crede che sia stato giusto chiudere questi luoghi “sportivi” o si sarebbe potuto procedere diversamente?
"Per me questi luoghi non sono stati sufficientemente valutati, non ci sono dati attendibili in nessun senso. E non vedo un valore aggiunto sotto il profilo del rischio".