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Europei Master Roma. Christiansen: "Ero morto, poi ho indossato la divisa olimpica"

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Lo sport può essere la vera medicina per ritrovare se stessi? Si. Per Glen Christiansen, 65 anni svedese, ex nuotatore olimpico e una vita dedicata all’acqua, lo sport non l’ha solo aiutato, è molto di più: il nuoto lo ha salvato.
Alto, capelli brizzolati, un fisico invidiabile a 65 anni e una vitalità coinvolgente e contagiosa, la sua carriera sportiva inizia molto presto nei campionati nazionali svedesi dove inizia a collezionare vittorie prevalentemente nella rana; all’età di 23 anni arriva la convocazione alle olimpiadi di Mosca del 1980 con la Svezia. Christiansen nuota il 200 rana chiudendo in undicesima posizione. Al ritorno in patria continua il suo percorso nel nuoto che lo porta ad allenare una selezione svedese di atleti nonché un gruppo masters da lui creato. Gira il mondo tra Italia, Germania e Giappone dove scrive alcuni libri sulle tecniche del nuoto e sui benefici che si possono riscontrare praticando ad ogni età, alcuni testi li produce in collaborazione con la federazione svedese, altri insieme ad appassionati di nuoto ed ex atleti. Il suo libro più famoso è “Schwimmen: Besser – Effizienter – Schneller”.
Poi all’età di 55 il grave incidente. Durante un viaggio in Spagna a Tenerife, Christiansen scivola dalle scale e sbatte la testa. Appare subito gravissima la situazione e viene tenuto in coma indotto dopo essere stato trasportato in aereo ad Amburgo. Resterà in coma per quasi un mese. Ma il campione olimpico non si arrende neanche quella volta e dopo soltanto sei mesi dall’incidente torna in acqua e disputa per intero una gara in acque libere da 2,5km. Al suo arrivo il pubblico di Amburgo lo osanna come il vero eroe della manifestazione sportiva. Ma forse della vita in generale.Oggi Glen Christiansen è a Roma per i campionati masters delle discipline acquatiche, iscritto a tre gare e con la voglia di mettersi alla prova e divertirsi tra i suoi amici masters, lo abbiamo raggiunto dopo i 200 misti.

Ciao Glen, sei iscritto con il 5° tempo nei 200 misti, come è andata la gara?
Bene, ero nella corsia 5 nei 200 misti e la corsia centrale è buona. Mi sono classificato secondo e questo è quello che mi aspettavo eguagliando il tempo di 2'48. A quest’età siamo felici se riusciamo a non peggiorare ed essere lenti.

Oggi i 200 misti, domani i 200 rana e venerdì i 200 farfalla. Tre gare in tre giorni sono impegnative, come riesci a gestire le energie?
Questa domanda mi viene posta da molte persone ma io sono anche un allenatore, organizzo campi di training internazionali, quindi ho imparato molto anche dalle persone che alleno. E’ difficile fare tutte queste gare, per alcuni sono più complesse le distanze lunghe per altri lo sono i 200 metri, per me è la più gratificante questa distanza anche per la concorrenza. Anche nell’allenamento tengo un ritmo molto intenso a differenza della maggior parte delle persone che provano dolore e si fermano. Faccio 4 da 50 metri con un riposo di 15 secondi. Sfido me stesso ma mi sento bene grazie agli allenamenti intensivi che svolgo.

A Mosca, alle Olimpiadi del 1980, sei arrivato 11esimo nei 200 rana, che ricordi hai?
Il ricordo che ho è che la mia nazionale svedese è stata la migliore di sempre. Abbiamo vinto l’oro nei 100 dorso, 100 farfalla e l’argento nei 100 stile libero. Pensavo di partecipare anche alla staffetta mista, ma gli allenatori hanno deciso di schierare un’altra formazione (poi squalificata, ndr), quindi il mio ricordo è aver visto dalla camera d’albergo la medaglia andare in fumo.

Dopo il grave incidente a Tenerife sei tornato a nuotare nella 2,5 km in acque libere ad Amburgo, dove hai trovato la forza per gareggiare di nuovo?
Come ho trovato la forza di rialzarmi? Credo che Dio fosse con me. Anche se non sono molto religioso, credo che in alcuni momenti della vita un qualcosa dall’alto ci aiuta. Dopo un mese di coma mi sono svegliato e non riuscivo a muover il lato sinistro del mio corpo, ho deciso di entrare subito in acqua ed ho scelto il fiume perché non potevo fare le virate, credo nella mia forza di volontà e così ho deciso, un passo dopo l’altro, di riprendere la mia vita. Un giorno 50 metri, quello dopo 75 e così via. Avevo dei problemi fisici, non riuscivo a nuotare la rana e sicuramente non andavo come prima dell’incidente. Ogni giorno mi guardavo allo specchio ed era davvero difficile poi ho indossato la mia divisa olimpica, proprio quella del 1980, e mi sono detto “Glen ce l’hai fatta, ora ce l’hai fatta, mi sono guardato dentro e ho trovato la forza per ricominciare. Sono ancora in piedi”.

Il tuo libro è un vademecum per il nuoto rivolto agli atleti cresciuti nel mondo acquatico ma anche atleti provenienti da altre discipline sportive, perché hai scritto questo libro?
Ho scritto più di un libro, uno mentre ero in Giappone con molte immagini e uno in Svezia, collaborando con la federazione svedese, rivolto agli adulti. Ho anche fatto il mio libro “Schwimmen: Besser – Effizienter – Schneller” con uno scrittore tedesco in Germania che ho interrotto per un periodo a causa dell’incidente, ma dopo sono riuscito a terminarlo. Il mio scopo era trasmettere il messaggio del nuoto, voglio che il maggior numero possibile di persone si innamori di questa disciplina sportiva, perché quando la pratichi non torni più indietro, capisci che ami il nuoto quando devi impararlo, poi impari le tecniche e te lo godi, vivendo tutti i benefici che conseguono, ecco di cosa parla il mio libro.

Quando hai deciso di iscriverti agli europei di Roma?
Amo l’Italia, non potevo mancare. Ho vissuto con la mia prima moglie a Milano, una fotomodella. La sede di gara è eccellente, ho preso un albergo in centro per visitare la città. Ieri sera, dopo l’allenamento, sono andato in centro a camminare e ho preso un gelato. Amo Roma e le grandi città. Partecipare ai campionati non è solo vincere ma anche divertirsi conoscendo tante belle persone, perché le persone che si riuniscono non sono solo nuotatori ma anche amici e familiari che si incontrano e questo credo sia l’aspetto più bello e importante.

Questa mattina eri a Fontana di Trevi, ricordi il film con Anita Ekberg, cosa pensi di quel film?
Certo che si, all’epoca era un film stravagante ma ora è per tuttti un capolavoro, è stato un film audace per l’epoca con una Ekberg straordinaria. Ci sono un sacco di film italiani bellissimi e adoro guardarli, non c’è solo il cibo buono in Italia, anche se è fantastico e tutti lo adorano.

Hai lanciato la monetina per tornare a Roma?
Si certo. Mi piacerebbe tornare a Roma, anche se oggi sono molto semplice, mi basta essere in salute e avere l’amore accanto a me. 

Quale mascotte preferisci tra Gastone e Lea?
Preferisco il cane nero Gastone, ho un cane e un gatto ma l’animale che mi rappresenta è il salmone. Io non sono uno squalo, non sono un mangiatore aggressivo e non sono nemmeno un delfino. Vorrei fare sempre di più nella mia vita e mi sento come il salmone che risale i fiumi andando contro corrente e combatte le acque per riprodursi.

Foto DBM
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