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Ciao Luca, come stai? E' un anno che ci proteggi da lassù

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Sarebbe bello sapere come va lassù. Ci fa piacere credere che stia bene, che abbia sempre un occhio di riguardo per i tuoi azzurri della pallanuoto e delle discipline acquatiche e che stia dispensando consigli salutari a tutti i tuoi nuovi amici in paradiso: su cosa e come mangiare per mantenere un'alimentazione sana ed equilibrata, su come e quanto correre per restare in forma, chiacchierando di sport, di Lazio e di mille progetti.
E' passato un anno da quando non sei più qui con noi. Quando vogliamo alziamo lo sguardo e ti raccontiamo. Tu ci ascolti, ci dai qualche suggerimento, ci mandi un sorriso zen. Però, caro Luca, la tua assenza è grande ed anche se stai sempre a fianco a noi, in tutta sincerità, il dolore è tanto. Ora non essere sarcastico perché siamo melensi e perché pensi che così non vada bene, che non ci hai lasciato nessun insegnamento: sappiamo che avresti voluto ti ricordassimo solo con gioia e proseguissimo le nostre vite senza affanni. Lo facciamo; basta un aneddoto, un'immagine, un ricordo qualsiasi e ci scappa la risata, tutto diventa più facile. Noi ci proviamo, ma non sempre ci riusciamo. Tu continua a vegliare su di noi e soprattutto sulla tua meravigliosa famiglia che ti vuole un bene infinito.
 
Caro Luca Mamprin, la Federazione Italiana Nuoto onora la tua memoria ad un anno dalla tua prematura scomparsa. Giunga alla mamma Anna, al papà Giancarlo, al fratello Massimo, alla compagna Sara, al giovane Lorenzo, a tutti i familiari ed amici il commosso ricordo del presidente Paolo Barelli insieme al presidente onorario Lorenzo Ravina, ai vice presidenti Andrea Pieri, Giuseppe Marotta e Teresa Frassinetti, al segretario generale Antonello Panza, al consiglio e agli uffici federali, al presidente del Gruppo Ufficiali Gara Roberto Petronilli, al presidente della Sezione Salvamento Giorgio Quintavalle e al presidente onorario Vincenzo Vittorioso, al commissario tecnico del Settebello Alessandro Campagna, agli staff delle squadre nazionali e a tutti i giocatori e le giocatrici di pallanuoto.
 
Luca Mamprin è nato a Roma il 6 gennaio 1981. Fisioterapsta. Dal 2008 al 2012 ha collaborato con le Nazionali di nuoto, dall'autunno 2012 fa parte dello staff del Settebello con cui ha conquistato tra l'altro l'oro mondiale a Gwangju 2019 e il bronzo olimpico a Rio de Janeiro 2016.
La sua storia sportiva inizia come atleta. E non di pallanuoto, ma di futsal. Arrivato a Pescara nel 2004 per giocare a calcio a 5 nella Ponzio di D’Angelantonio, la squadra poi diventata Pescara C5 che si è laureata campione d’Italia, non è andato più via. Ha trovato l’amore e ha deciso di investire più nel lavoro che nel futsal. Così Luca entra in una dimensione diversa e in uno sport diverso, che in città già aveva scritto pagine indelebili a livello internazionale: la pallanuoto. "Sono entrato in Federazione nel 2008, partendo dal settore nuoto per poi passare alla pallanuoto - affermava con orgoglio - fino a quando nel post Giochi Olimpici di Londra, nel 2012, il commissario tecnico Sandro Campagna mi ha chiamato a far parte del Settebello". Sette anni dopo ha dato il suo fondamentale contributo per arricchire la bacheca dell’Italia con il titolo iridato. Se gli azzurri in acqua andavano a velocità doppia rispetto agli avversari e sono stati protagonisti di prestazioni fisiche, oltre che tecniche, impeccabili, il merito è anche suo. Le luci hanno illuminato i campioni, ma dietro le quinte c'era il lavoro di protagonisti silenziosi ed essenziali come Luca. "In una manifestazione che si svolge nel breve periodo - spiegava - è importante una valutazione globale di ogni problematica, in primis perché i tempi di recupero sono strettissimi giocando ogni due giorni. L’articolazione più sollecitata è la spalla e bisogna ottimizzare tempistica e metodologia per ottenere una performance eccellente, ma senza trascurare altro che può incidere negativamente. La mia attività inizia al mattino e termina a notte fonda: pur essendo un fisioterapista preferisco descrivermi come un riabilitatore sportivo, di vecchio stampo. Lavoro con le mani, senza macchinari. Ritengo che quello che possono fare le mani non può essere sostituito dalla strumentazione".
Luca ci ha lasciato troppo presto, ma in ognuno di noi che ha avuto la fortuna di conoscerlo c'è po' del suo talento, di uomo e di fisioterapista. 

 
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